L'italietta (con la "i", non a caso, minuscola) si è scandalizzata e indignata, ha mostrato le lacrime di coccodrillo, ha discusso dell'aria fritta. Tre giorni di pupazzate televisive e pantomime mediatiche (se ne parli male, purchè se ne parli), e alla fine che cosa rimane? Che il baraccone va avanti, che i nostri beneamati campioni domenica torneranno a correre dietro alla palla, che ricomincerà il circo di movioloni e biscardate. In tutto questo pare proprio che abbia ragione - pur nella sua logica aberrante e al di là di ogni smentita (panacea usata ed abusata da ogni politico/politicante nostrano) - il barese d.o.c. Matarrese, sorprendentemente più al passo coi tempi che corrono ("mala tempora...") rispetto a tutte le altre voci che si sono alzate a indignarsi delle sue dichiarazioni. L'eredità borbonica del "cambiare tutto per non cambiare niente" invece sembra piacere molto a governanti dello Stato e del pallone, se dopo tre giorni di lavoro "matto e disperatissimo" si è giunti alle buffonesche decisioni che leggo oggi sulla rosea Gazzetta. Ministri e vertici del calcio fanno dunque riiniziare i campionati dopo una sola domenica di pausa, con le partite a porte chiuse, il divieto delle trasferte organizzate e con norme più severe per chi si macchia di atti delinquenziali legati in qualche modo al tifo. Bene. Bravi. Bis. Invece di rifare tutto da capo, dunque, il governo ha solo inasprito un poco il famigerato decreto Pisanu, già ampiamente dimostratosi inadeguato. Governo che ora mostra il pugno di ferro e fa vedere di "essere sul pezzo": da un lato come palese mossa politica, presentata come discontinuità rispetto al passato ("Noi facciamo quello che gli altri governi non erano riusciti a fare"; nota bene: tra gli "altri governi" ci sono anche quelli di centro-sinistra dal 1996 al 2001), dall'altro inscrivendosi nell'immobilismo del passato stesso, non demolendo affatto un impianto di decreti inutili e provvisori (è altresì noto che bisogna essere politicamente corretti: "Per il bene della Nazione, qualcosa di buono dovranno pur aver fatto anche gli altri"). Bene. Ora porrò qualche quesito. E spesso risponderò. Vi sembrano decisioni drastiche quelle prese? Risposta: no; anzi, sono ancor più provvisorie di quelle vigenti prima di venerdì. Di partite a porte chiuse non si era (quasi) mai parlato, però. Ma che senso ha se poi si scopre che 15 (su 20!!!) stadi di serie A possono comunque aprire le porte, perchè, nonostante gli stadi "regolari" - ossia in linea alle direttive del decreto Pisanu - siano solo 5, altri 10 sono "quasi regolari" e possono ricevere le deroghe necessarie a che il pubblico (con le limitazioni del numero di tifosi del caso e blah blah blah) segua le partite sugli spalti? Ma a voi il Dall'Ara (serie B, porte aperte) sembra "adeguato"? Si possono prendere decisioni serie in tre giorni? Cos'è cambiato dopo una (sola) domenica di stop? Abbiamo veramente riflettuto, chi di dovere ha veramente lavorato, oppure abbiamo solo discusso del nulla per qualche ascolto TV in più? Non era meglio - se il problema è così grave e necessita di soluzioni radicali - stoppare, azzerare tutto per uno, due anni, e solo a quel punto, con leggi chiare, norme severe, stadi "a norma" eccetera, riaprire bottega? E allora, cosa sta a indicare la via di mezzo? Ma è semplice, lo sappiamo tutti. Che il business e più forte di ogni violenza, di ogni disordine, di ogni morto. Bisogna dare il contentino (contentone) a sponsor, Lega calcio, Sky, cari miei; e d'altra parte, senza soldi, il baraccone regge? E allora via, si torni a giocare, e fra due settimane sarà tutto dimenticato: ci si lamenterà che "le partite a porte chiuse non sono la stessa cosa", si ricomincerà a parlare di errori arbitrali, e gli opinionisti TV, l'un contro l'altro (verbalmente) armati, torneranno a discutere di mercato e moviola. Senza calcolare che partite a porte chiuse e trasferte proibite porteranno ulteriore danaro nelle casse della pay-TV: è o non è un diritto di ognuno poter vedere la sacrosanta partita della propria squadra? E se non si può dal vivo, allora si sottoscriva l'abbonamento, e si riusciranno a seguire in diretta le imprese degli idoli in calzoncini, anche laddove non si possa entrare allo stadio. Ancora. Quanto può durare la situazione di "porte chiuse" negli stadi "non adeguati"? Fino a quando alcuni club dovranno giocare in casa senza pubblico? E quanto tempo passerà prima che le deroghe riguardino anche i 5 risicati stadietti (per rimanere alla A: Del Duca di Ascoli, Azzurri d'Italia di Bergamo, Massimino di Catania, Bentegodi di Verona e Friuli di Udine) che non sono a norma? E non voglio fare un discorso di sola serie A, perchè badate bene che in B abbiamo solo 7 stadi "regolari o quasi" e 15 "non adeguati". Voi credete davvero che Comuni e società saranno così solerti da voler risolvere la situazione in tempi brevi? O ci sarà bisogno della magnanimità dello Stato per venire incontro alle situazioni e riaprire questi stadi? Non ho finito. In merito ai fatti di Catania, non leggo di penalizzazioni alla società o squalifiche al campo. Di bene in meglio. Almeno qualche arresto (pare) che l'abbiano fatto. Ultime considerazioni. La violenza è dentro lo stadio o anche fuori? I tafferugli e l'odio per le forze dell'ordine sono legati solo al tifo?
Domandine finali: non vi sembra tutto un compromesso per salvare la capra di uno sport che (inevitabilmente) solleva parecchi soldi e i cavoli dell'ondata (esageratamente) emotiva per l'uccisione di un agente di polizia fuori da uno stadio? E Matarrese, nelle sue disgraziate dichiarazioni, non ha soltanto esternato quello che tutti sanno, ma che nessuno vuole dire?
Io aspetto domani, quando si dovrebbero conoscere meglio le leggi e leggine che sono state elaborate.
Ma a me suona tutto così strano...
Lo spettacolo vada avanti. Un'altra, patetica pagina di cronaca dell'italietta in cui viviamo.